Fusi: "diamo l'esempio per fronteggiare una situazione inimmaginabile"

Fra i tanti scenari che il Presidente Francesco Fusi pensava di dover affrontare in questa stagione non c’era certo quello di stoppare l’attività su indicazione del governo per far fronte alle misure di contenimento del coronavirus.

E’ quasi banale chiederlo. Qual è il punto della situazione?

Siamo tutti estremamente amareggiati. La stagione molto probabilmente rischia di non riprendere il suo regolare svolgimento anche dopo il limite del 3 aprile imposto dalle autorità competenti. Non possiamo fare niente in questa situazione anche perchè il nostro destino è vincolato alle decisioni del Governo. Come club sportivo continuiamo a dare l’esempio cercando di veicolare messaggi di responsabilità, ma oltre a questo siamo solo in grado di fornire programmi di lavoro individuali ai nostri atleti, niente di più.

Il blocco dell’attività sportiva è conseguente a quello delle attività industriali. Dunque anche un tema particolarmente spinoso come quello delle sponsorizzazioni rischia di subire un ridimensionamento?

Abbiamo un dialogo aperto e sincero con le aziende che ci sostengono. Il sentimento che va per la maggiore è preoccupazione mista ad una buona dose di incertezza sul prossimo futuro. In questo momento storico non è possibile avanzare richieste particolarmente audaci e noi come club dobbiamo comprendere il contesto che ci circonda adeguandosi ad una razionalizzazione degli introiti. Questo non significa che i rapporti siano in procinto di chiudere, anzi. La priorità però è quella di attenersi alle disposizioni legislative per cui la salute dei cittadini è sopra ogni cosa. Nell’ottica di una riprogrammazione dell’attività agonistica è realistico pensare all’estate come primo periodo in cui iniziare qualcosa di concreto. La situazione economica in ogni caso è vincolata a questo quadro di difficoltà generalizzata.

I ragazzi, gli staff, le famiglie come stanno vivendo questo segmento di quarantena?

La solidarietà è un elemento che contraddistingue il nostro sport. Nessuno ha perso i contatti con i propri amici e grazie alle tecnologie digitali continua ad esserci un filo diretto fra giocatori e staff. C’è chi prova a sfidarsi attraverso gesti tecnici pubblicati sui social network o chi semplicemente sceglie di fare una videochiamata. Da uomini di campo però sentiamo l’incidenza delle limitazioni, in poche parole il rugby giocato ci manca moltissimo. Quello che posso dire a tutta la nostra comunità sportiva è di tenere duro, attenersi alle regole, non uscire di casa, mantenere saldi i rapporti umani e pensare al futuro come una nuova sfida da superare nonostante la prova che ci troviamo oggi a fronteggiare sia in assoluto la più impegnativa di sempre.

Ufficio Stampa Cavalieri Union Rugby Prato Sesto